martedì 16 giugno 2009

NON SOLO CHEF

In un periodo di crisi che ormai si è consolidata come triste realtà, nel settore della ristorazione e del turismo in genere si è capito che il cliente non si accontenta più dell'uscita a cena o pranzo senza badare a costo-qualità.
Oramai in ogni parte del pianeta si trova di tutto e la qualità dei prodotti scelti e cucinati da cuochi professionisti, fa la differenza.
MI trovo spesso a dover valutare colleghi e luoghi di lavoro ed ho notato che i datori di lavoro sono restii a spendere poco per ottenere semplici cuochi, alcuni preferiscono ora spendere qualcosa in più per avere un professionista al posto del solito cuoco.
Altri invece, che io chiamo avventurieri del settore o semplici crumiri del denaro preferiscono sempre professionisti, ma sono riluttanti nello spendere qualcosa in più.
Dopo una carriera ventennale, il curriculum non lo uso più perchè superfluo, come dire, non sempre curriculum sta a significare candidato ideale.
In vent'anni di carriera ho avuto ottimi rapporti di lavoro, ma anche qualche incidente causato da qualche esperienza negativa, ciò a spiegare che anche i professionisti cercano affidabilità.
Detto questo, forse bisogna chiedersi perchè gli stipendi sono calati per i cuochi normali...naturalmente è avvenuto per via delle esperienze negative che alcuni hanno avuto.
Qualche giorno fa mi è capitato di recarmi in una struttura prestigiosa per intraprendere una sorta di collaborazione con un cuoco che a mio dire rasenta il livello dei : vorrei ma non posso. Colaborazione che non ci è stata in quanto non credo di poter insegnare qualcosa a chi crede di aver già imparato tutto in giovane età, meglio lasciarlo cuocere nel suo brodo.
Intendo dire che l'umiltà è alla base del nostro lavoro e questa non necessariamente rappresenta debolezza, ma anzi, si trasforma in una forma di spugna che ci permette di assorbire quanto più di prestigioso interessante possiamo carpire dal prossimo.
Ecco che non bisogna solo esserre dei bravi Chef di cucina, ma dei bravi capitani di squadra, sempre cercando di capire le esigenze del prossimo che ci sta a fianco durante il lavoro.Più rispetteremo il nostro collaboratore e più lui rispetterà noi.
Arriva un momento nel quale dobbiamo renderci conto se il compito che ci è stato dato è all'altezza delle nostre capacità e arriva il momento di sapersi ritirare fino a quando nessuno può addosarci colpe di errori madornali, magari dovuti a mera presunzione.
Essere un Bravo CHEF, significa rispettare le prime regole del buon padre di famiglia verso i nostri collaboratori e verso la struttura che ci offre la possibilità di migliorare e crescere.
Questo non significa dimenticare lo scopo principale del lavoro, produrre per guadagnare e mettere quindi in atto una serie di meccanismi che adiranno ad altri meccanismi.
Facile di re sono uno Chef, meno invece esserlo, meno invece sapersi rapportare con la propria coscienza professionale, che non deve mai mancare di autocritica e non deve mai eccedere di presunzione.
Lo chef più bravo non è colui che riesce ad eseguire più ricette, ma quello che ne riesce a far eseguire il giusto senza stressare l'ambiente di lavoro.

Essere Chef De Cuisine è una responsabilità, NON dimentichiamolo.

Chef Andrea Piobbici