venerdì 20 novembre 2009

Strangolapreti



Un altro piatto tipico della cucina trentina degno di attenzione per il suo gusto e le sue molteplici varianti.


Generalmente si usa creare l'impasti degli strangolapreti con gli spinaci.


Questo è dovuto alla facile reperibilità sul mercato, ma in realtà e sempre ritornando alle origini della ricetta, questo gnocco veniva ricavato da un impasto con pane ed erbette, coste o per l'appunto spinaci .


Nella mia ricetta ovviamnte riporterò l'ingrediente "spinaci" per praticità, ma sappiate: potete benissimo snobbare codesta verdura per una succedanea.


Altro accorgimento che uso è saltare la verdura detta con della cipolla brasata in olio EVO aromatizzato all'aglio per esaltarne il sapore che altrimenti sarebbe piuttosto "fiacco", tuttavia nella ricetta ovvierò questo particolare lasciando a voi la decisione per la personalizzazione o meno degli ingredienti .


Ho spesso visto aggiungere della ricotta nell'impasto, ma questa variazione non la prediligo per una questione di storia, ricordo che la cucina trentina è una cucina dalle origini povere e all'epoca l'uso del pane era un modo per evitarne lo sperpero.


Nella cucina povera, se ponete attenzione, trovate che nulla è lasciato al caso e che le scelte sono sempre essenziali per ottenere pietanze che anche da sole costituiscano o meglio dire costituivano, piatti unici .




Ingredienti:
400 gr di spinaci ( o coste o erbette)
500 gr di pane raffermo
250 ml di latte
2 uova
3 cucchiai di farina ( a discrezione)
sale e noce moscata qb
80 gr di burro
3-4 foglioline di salvia
formaggio Trentingrana grattugiato
Esecuzuione
Mettere il pane raffermo a bagna col latte per un ora.
Lessare in acqua salata gli spinaci, quindi strizzarli e passarli al setaccio o al cuttel.
Addizionare il pane ammorbidito, gli spinaci, le uova, la farina, sale e noce moscata e amalgamate il tutto.
Mettete a bollire abbondante acqua salata. Create con 2 cucchiai delle quennelles e immergetele
nell'acqua bollente.
A riemersione gli strangolapreti saranno cotti.
Con un ragno o una schiumarola raccoglieteli e serviteli su un piatto cospargendoli del trentingrana e versandovi sopra il burro fuso con la salvia.
Andrea Piobbici
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